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Un programma di coaching per diventare il primo della classe

Un programma di coaching scolastico in sette giorni, un percorso mirato a fornire allo studente strumenti pratici e strategie efficaci per affrontare lo studio con maggiore sicurezza, motivazione e metodo. L'intensità del programma permette di concentrarsi in poco tempo su abitudini, tecniche di apprendimento e organizzazione personale, così da favorire un cambiamento rapido e tangibile nei risultati scolastici.

I SETTE GIORNI IN SINTESI

Giorno 1 – Introduzione alla memoria e giochi pratici

  • Introduzione: la memoria non registra tutto come una macchina fotografica, ma lavora meglio con immagini, emozioni, collegamenti e chunking (raggruppare informazioni in blocchi significativi).
  • Esercizi:
    • Inventare storie buffe con liste di parole.
    • Dividere sequenze lunghe in piccoli gruppi logici.
    • Associare concetti astratti a immagini concrete e divertenti.
    • Usare la tecnica dei loci in forma semplice, collocando concetti in stanze della casa.
  • Attività creativa (Pedagogia Scenica Integrata): ogni chunk o luogo della casa diventa un gesto o una piccola azione teatrale. Lo studente rappresenta la sequenza come una micro-performance che unisce corpo e memoria.

Giorno 2 – Lettura attiva e domande guida

  • Introduzione: leggere passivamente non serve; bisogna dialogare con il testo trasformandolo in domande e schemi.
  • Esercizi:
    • Trasformare paragrafi in domande e rispondere ad alta voce.
    • Evidenziare solo parole chiave, mai frasi intere.
    • Costruire mappe concettuali a partire dalle parole chiave.
    • Fare un riassunto orale usando solo la mappa.
  • Attività creativa PSI: i nodi della mappa diventano personaggi che dialogano fra loro. Lo studente improvvisa brevi battute, trasformando la mappa in un copione teatrale.

Giorno 3 – Rielaborazione creativa

  • Introduzione: la vera comprensione nasce quando il contenuto diventa proprio, attraverso spiegazioni personali e riscrittura.
  • Esercizi:
    • Spiegare ad alta voce un argomento come se si fosse l'insegnante.
    • Riscrivere lo stesso argomento in forma breve e personale.
    • Registrare la propria spiegazione e riascoltarla.
    • Ridurre l'argomento a massimo dieci parole o cinque punti chiave.
  • Attività creativa PSI: lo studente mette in scena la lezione, camminando e gesticolando come un professore davanti alla classe, oppure improvvisando con il coach che fa lo "studente curioso".

Giorno 4 – Concentrazione e gestione del tempo

  • Introduzione: non conta quante ore si studia, ma quanto si riesce a restare focalizzati.
  • Esercizi:
    • Tecnica del pomodoro: 25 minuti di studio + 5 di pausa.
    • Eliminare le distrazioni (telefono, notifiche, oggetti inutili).
    • Organizzare lo studio in blocchi tematici alternando materie pesanti e leggere.
    • Fare pause attive (stretching, camminata, acqua, musica).
  • Attività creativa PSI: nelle pause lo studente rappresenta con un gesto teatrale il concetto appena studiato. Oppure gioca con il coach che interpreta la "distrazione" da sconfiggere.

Giorno 5 – Tecniche avanzate di memoria

  • Introduzione: ricordare a lungo significa usare strategie, non ripetere a vuoto.
  • Esercizi:
    • Creare immagini concrete per concetti astratti o tecnici.
    • Inventare scene surreali per sequenze o formule.
    • Applicare la ripetizione spaziata (ripassi a distanza crescente).
    • Fare recupero attivo: richiamare senza guardare e correggere.
  • Attività creativa PSI: trasformare una sequenza in coreografia. Ogni elemento diventa un movimento, fino a costruire una piccola danza mnemonica.

Giorno 6 – Simulazioni e applicazioni pratiche

  • Introduzione: sapere le cose non basta, bisogna allenarsi a usarle sotto pressione.
  • Esercizi:
    • Interrogazione simulata con domande a sorpresa.
    • Verifica scritta con tempo limite.
    • Spiegazione rapida di un concetto in un minuto.
    • Creare collegamenti interdisciplinari fra le materie.
  • Attività creativa PSI: trasformare l'interrogazione in scena teatrale. Il coach fa l'insegnante severo, lo studente risponde mantenendo calma e chiarezza.

Giorno 7 – Piano personale di studio

  • Introduzione: il metodo deve diventare abitudine, non esercizio isolato.
  • Esercizi:
    • Analizzare l'orario scolastico e distribuire le energie nella settimana.
    • Collocare materie difficili nei momenti di maggior freschezza.
    • Inserire il ripasso spaziato nel calendario.
    • Definire obiettivi concreti e realistici per la settimana.
  • Attività creativa PSI: i giorni della settimana diventano personaggi di una sceneggiatura. Ognuno parla e spiega il suo compito ("Io sono il lunedì, il giorno delle materie difficili…"). Lo studente interpreta tutti i ruoli, dando voce al proprio piano di studio.

📍 Ricevo presso Pescara Salute
🏢 Via Tiburtina Valeria 87
💻 Sessioni disponibili online
📞 Tel. 327 463 5132


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Motivazione intrinseca ed estrinseca.

Il successo formativo degli studenti universitari non può essere spiegato soltanto dalle abilità cognitive o dalle conoscenze pregresse. La letteratura educativa e psicologica converge nel riconoscere che la motivazione costituisce un predittore fondamentale della qualità dell'apprendimento e della persistenza negli studi. Tuttavia, non tutte le forme di motivazione hanno lo stesso valore: la ricerca ha distinto con chiarezza tra motivazione intrinseca, legata al piacere e all'interesse per l'attività stessa, e motivazione estrinseca, orientata a ricompense o esiti esterni. La questione centrale non è solo quantitativa (più o meno motivazione), ma qualitativa (quale tipo di motivazione prevale).

La Self-Determination Theory ha rivoluzionato la comprensione della motivazione distinguendo fra tre bisogni psicologici di base: autonomia, competenza e relazione. Quando questi bisogni sono soddisfatti, è più probabile che gli studenti sperimentino motivazione intrinseca o forme di motivazione estrinseca internalizzate, cioè regolate in modo autonomo. Il modello propone un continuum che va dall'amotivazione (assenza di intenzionalità) alla regolazione esterna (spinta da ricompense o punizioni), alla regolazione introiettata (pressioni interne come senso di colpa), alla regolazione identificata e integrata (quando l'attività viene percepita come significativa e coerente con i propri valori), fino alla motivazione intrinseca. La qualità della motivazione migliora lungo questo continuum e produce esiti diversi in termini di apprendimento profondo, creatività, resilienza e benessere.

Numerosi studi hanno mostrato che la motivazione intrinseca e le forme autodeterminate di motivazione estrinseca sono associate a maggiore persistenza, migliori performance accademiche e maggior soddisfazione degli studenti. Al contrario, forme controllate di motivazione, come la regolazione esterna e introiettata, predicono più facilmente ansia da prestazione, abbandono e strategie di apprendimento superficiali. La ricerca longitudinale evidenzia inoltre che la qualità motivazionale tende a declinare negli anni di studio, in parte per l'elevata pressione valutativa e per pratiche didattiche che privilegiano l'esito a breve termine rispetto all'interesse intrinseco e all'autonomia strategica.

Le tre dimensioni individuate dalla SDT offrono altrettanti punti di intervento per il docente universitario. Promuovere l'autonomia non significa ridurre la struttura o lasciare gli studenti senza guida, ma offrire scelte significative, spiegare il senso dei compiti e riconoscere le emozioni e le difficoltà degli studenti. Sostenere la percezione di competenza richiede la calibratura delle sfide, un feedback informativo che evidenzi i progressi, e attività che favoriscano la padronanza piuttosto che il confronto competitivo. La dimensione della relazione riguarda sia il rapporto docente-studente, fatto di rispetto e riconoscimento, sia le dinamiche fra pari, che possono diventare risorse motivazionali se mediate da cooperazione e non solo da confronto.

La valutazione rappresenta uno snodo critico nella dinamica motivazionale universitaria. Le pratiche tradizionali, centrate su esami ad alta posta, tendono a incentivare motivazioni di tipo estrinseco-controllato. Le ricerche suggeriscono invece che modalità di valutazione formativa, continue e a basso rischio, favoriscono un coinvolgimento più intrinseco. Gli strumenti di auto-valutazione e peer-assessment, se ben progettati, contribuiscono a sviluppare un senso di responsabilità e di controllo sull'apprendimento, riducendo l'ansia e migliorando la calibrazione metacognitiva.

Il feedback è più efficace quando è tempestivo, specifico e orientato al processo piuttosto che al risultato finale. Il rinforzo puramente valutativo ("giusto/sbagliato", "bene/male") rischia di accentuare forme di motivazione controllata. Un feedback motivazionale autentico, invece, riconosce lo sforzo, indica strategie alternative, mette in luce i progressi e stimola la riflessione dello studente. In tal senso, il clima motivazionale che il docente costruisce in aula, fatto di incoraggiamento, ascolto e apertura all'errore come parte del percorso, costituisce un fattore determinante.

Integrare la prospettiva motivazionale richiede interventi su più piani. Sul piano della progettazione, occorre concepire compiti che abbiano valore intrinseco, collegati a problemi autentici e rilevanti per la disciplina. Sul piano della gestione dell'aula, è utile bilanciare struttura e autonomia, fornendo linee guida chiare ma lasciando margini di scelta agli studenti. Sul piano della valutazione, si tratta di rendere visibile la progressione e il miglioramento, riducendo il peso dell'unico esame finale e inserendo prove intermedie di recupero e riflessione. Sul piano relazionale, infine, il docente può agire come modello motivazionale, mostrando passione per la materia, trasparenza sugli obiettivi e disponibilità al dialogo.

Nonostante la ricchezza di evidenze, la traduzione delle teorie motivazionali nella prassi universitaria incontra ostacoli. In primo luogo, i vincoli istituzionali, con corsi sovraffollati, programmi estesi e sistemi di valutazione tradizionali. In secondo luogo, la diversità degli studenti, con traiettorie motivazionali eterogenee, che rende complesso progettare interventi universali. Infine, la tensione fra logiche di accountability (accreditamenti, ranking, performance indicators) e promozione dell'autonomia rischia di ridurre la motivazione a un epifenomeno quantitativo. Sono necessari studi longitudinali e interculturali per comprendere meglio come le pratiche didattiche influenzino la qualità motivazionale in percorsi diversi e per identificare strategie scalabili.