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Un programma di coaching per diventare il primo della classe
Giorno 3 – Rielaborazione creativa
Breve introduzione
Il coach spiega che leggere e sottolineare non basta: la vera svolta nello studio arriva quando lo studente rielabora i contenuti con parole proprie. È come cucinare con ingredienti già pronti: il libro fornisce la materia prima, ma per imparare davvero bisogna trasformarla, digerirla, darle una forma nuova. Questo processo rafforza la comprensione, stabilizza la memoria e costruisce sicurezza nell'esposizione.
Esercizio 1 – Spiegalo come se insegnassi
Lo studente prende un argomento appena studiato e prova a spiegarlo ad alta voce come se fosse lui il professore. Può immaginare di avere davanti una classe o un solo allievo invisibile. Il coach, se presente, ascolta e segnala i punti poco chiari, così che lo studente impari a chiarire e semplificare.
Esercizio 2 – Parafrasi scritta
Lo stesso argomento viene riscritto in forma breve con parole proprie. Non serve copiare intere frasi dal libro, ma rielaborare. Ad esempio, da "La fotosintesi avviene grazie alla clorofilla contenuta nei cloroplasti" può diventare "Le foglie hanno delle cellule speciali con clorofilla, che cattura la luce e avvia la fotosintesi". Questo atto di traduzione personale consolida la comprensione.
Esercizio 3 – Registrazione e riascolto
Lo studente registra con il telefono una spiegazione orale di 3-5 minuti su un argomento. Dopo l'ascolto, si annotano le parti riuscite e quelle da migliorare. Questo esercizio sviluppa consapevolezza linguistica e sicurezza nell'esposizione.
Esercizio 4 – Schema lampo
Dopo l'esposizione orale e scritta, il ragazzo deve ridurre l'intero argomento a uno schema ultra-compatto: massimo dieci parole o cinque punti-chiave. È un allenamento a distinguere l'essenziale dal superfluo.
Ripasso creativo finale
Lo studente sceglie un concetto e prova a spiegarlo con una metafora inventata sul momento. Ad esempio, la cellula come "una piccola città con fabbriche (mitocondri), centrali (nucleo), strade (citoplasma)". Questo stimola la fantasia e rende il concetto più memorabile.
Attività creativa PSI
Il ragazzo trasforma la spiegazione in una mini-performance. Può camminare nella stanza come se fosse in aula, usare gesti ampi per sottolineare i passaggi chiave, cambiare tono di voce per le parti più importanti. Oppure, se accompagnato dal coach, può improvvisare una scenetta in cui lui è il professore e il coach fa lo studente che interrompe con domande. Questo gioco teatrale allena non solo la memoria, ma anche la prontezza e la capacità di comunicare con chiarezza.
📍 Ricevo presso Pescara Salute
🏢 Via Tiburtina Valeria 87
💻 Sessioni disponibili online
📞 Tel. 327 463 5132

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Il ruolo della teatralità nella costruzione di competenze di studio autonome.
Negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse verso metodologie attive e partecipative in ambito universitario. In questo quadro, la teatralità e la simulazione si sono affermate come pratiche didattiche capaci di coinvolgere gli studenti a livello cognitivo, emotivo e corporeo. Non si tratta di importare l'arte teatrale in senso stretto, quanto di valorizzarne i principi fondanti – performance, ruolo, narrazione, improvvisazione – come strumenti per sviluppare strategie di apprendimento autonome e consapevoli. L'ipotesi di fondo è che mettere "in scena" lo studio permetta di trasformare processi invisibili (come la pianificazione, il recupero mnestico, la regolazione dell'attenzione) in attività osservabili, condivisibili e quindi allenabili.
La prospettiva dell'embodied cognition ha mostrato come i processi cognitivi non siano confinati al cervello, ma incorporati in pratiche corporee, gestuali e ambientali. Lo studio non è soltanto attività mentale astratta: posture, gesti, spazi e interazioni sociali influenzano la qualità dell'apprendimento. Parallelamente, il modello dell'apprendimento esperienziale (Kolb) sottolinea il ciclo continuo di esperienza concreta, riflessione, concettualizzazione e sperimentazione attiva. La teatralità e la simulazione incarnano esemplarmente questo ciclo, offrendo un contesto in cui gli studenti possono sperimentare strategie di studio, riflettere sugli esiti, rielaborarli concettualmente e riapplicarli in nuove situazioni.
La teatralità permette di "esternalizzare" i processi cognitivi. Ad esempio, mettere in scena una discussione interiore tra strategie di studio opposte (ripetizione meccanica vs. pratica di recupero) obbliga gli studenti a rendere esplicite le ragioni di ciascun approccio, trasformando la scelta strategica in un atto consapevole. Attraverso la drammatizzazione, l'errore può diventare occasione di analisi collettiva, depotenziando l'ansia e favorendo il riconoscimento degli stati cognitivi. Inoltre, la dimensione performativa attiva emozioni che, se ben guidate, potenziano la memorizzazione e la motivazione, rendendo più profondo e durevole l'apprendimento.
Le simulazioni accademiche – dibattiti, processi simulati, cliniche mediche virtuali, laboratori ingegneristici interattivi – consentono di collocare lo studio in contesti quasi-professionali. Ciò non solo aumenta la rilevanza percepita delle conoscenze, ma allena la capacità di trasferire concetti da un contesto all'altro. Dal punto di vista del metodo di studio, la simulazione richiede agli studenti di pianificare, organizzare materiali, prendere decisioni sotto vincolo di tempo e collaborare in team: tutte attività che rafforzano l'autoregolazione e la responsabilità individuale. La dimensione simulativa favorisce inoltre un apprendimento situato, in cui il sapere non è nozionistico ma performativo.
Le pratiche teatrali e di simulazione possono assumere diverse forme operative. Alcuni esempi includono: la drammatizzazione di teorie o concetti astratti, trasformandoli in dialoghi o scene; il role-playing per esplorare posizioni contrapposte in un dibattito disciplinare; il "teatro dello studio", in cui gli studenti inscenano le proprie strategie e difficoltà, per poi discuterle collettivamente; le simulazioni professionali guidate, in cui la performance è seguita da debriefing metacognitivo; l'uso di improvvisazione teatrale per allenare flessibilità cognitiva e resilienza di fronte all'errore. Queste esperienze non sostituiscono lo studio tradizionale, ma lo arricchiscono con una dimensione di consapevolezza, motivazione e trasferimento.
Le ricerche condotte su laboratori teatrali e simulativi in contesto accademico evidenziano diversi benefici: aumento dell'engagement, miglioramento della comprensione concettuale, sviluppo di abilità collaborative, rafforzamento della fiducia nelle proprie capacità e della tolleranza all'errore. Dal punto di vista metacognitivo, gli studenti acquisiscono maggiore consapevolezza delle proprie strategie di studio e della necessità di adattarle ai compiti. Tuttavia, esistono anche criticità: tempi didattici più lunghi, necessità di formazione specifica dei docenti, resistenze culturali che vedono la teatralità come attività "ludica" e non "seria", difficoltà di valutazione oggettiva delle performance. Questi ostacoli richiedono progettazione attenta e una cornice valutativa chiara.
Le prospettive di ricerca includono studi longitudinali sugli effetti della teatralità e della simulazione sullo sviluppo dell'autoregolazione, confronti tra diversi formati di simulazione (digitale, analogica, ibrida), e analisi interculturali per verificare l'accettabilità e l'efficacia di queste metodologie in contesti universitari diversi. Particolare interesse riveste l'integrazione con strumenti digitali di realtà aumentata e virtuale, che possono ampliare la dimensione immersiva delle simulazioni. È inoltre necessario indagare come il debriefing e la riflessione collettiva possano tradurre l'esperienza performativa in competenza strategica duratura.