
Da 0 a 10
Un programma di coaching per diventare il primo della classe
Giorno 5 – Tecniche di memoria
Breve introduzione
Il coach spiega che ricordare a lungo non significa ripetere cento volte la stessa cosa, ma usare strategie che "fissano" i concetti in modo naturale. La memoria funziona meglio quando lavora per immagini, collegamenti insoliti e ripassi distribuiti nel tempo. Le tecniche avanzate permettono di affrontare anche definizioni, formule, sequenze e vocaboli difficili.
Esercizio 1 – Associazioni visive
Lo studente prende termini astratti o tecnici e li trasforma in immagini concrete. Ad esempio, "mitocondrio" diventa una "centrale elettrica con fili e lampadine", "osmosi" diventa "due bottiglie che si contendono l'acqua". Dopo aver creato le immagini, prova a raccontarle ad alta voce, così che diventino ricordi vividi.
Esercizio 2 – Immagini surreali per sequenze e formule
Si parte da una formula o una lista di concetti. Per ricordarli, lo studente inventa una scena assurda che li contenga tutti. Ad esempio, per ricordare i pianeti del sistema solare in ordine, può immaginare una grande processione in cui ognuno porta un oggetto simbolico (Mercurio con i sandali alati, Venere con uno specchio, Marte con un'armatura, ecc.). L'assurdo aiuta a fissare.
Esercizio 3 – Ripetizione spaziata
Il coach spiega che non serve ripassare subito dieci volte, ma meglio ripetere poche volte a distanza crescente. Lo studente prova: studia un concetto, lo ripete dopo 5 minuti, poi dopo 30, poi dopo 2 ore. Segna sul quaderno quando rifare i ripassi. Questo metodo consolida la memoria a lungo termine.
Esercizio 4 – Recupero attivo
Lo studente chiude libro e appunti e cerca di richiamare ciò che ha studiato, scrivendo o dicendo ad alta voce senza guardare. Poi controlla cosa ha dimenticato e ripete solo quelle parti. In questo modo la memoria viene allenata a tirare fuori, non solo a immagazzinare.
Ripasso creativo finale
Si prende un argomento affrontato nella giornata e lo si riassume in 5 immagini chiave. Lo studente può disegnarle velocemente su un foglio o descriverle al coach. Alla fine, racconta l'argomento usando solo quelle 5 immagini come traccia.
Attività creativa PSI
Lo studente sceglie una sequenza da ricordare (per esempio una formula o un ciclo biologico) e la rappresenta con il corpo come una piccola coreografia. Ogni elemento della sequenza corrisponde a un gesto o a una posizione. Alla fine, ripete la coreografia come fosse una danza mnemonica. Se è con il coach, quest'ultimo può fare da "specchio", ripetendo i movimenti per rinforzare l'apprendimento.
📍 Ricevo presso Pescara Salute
🏢 Via Tiburtina Valeria 87
💻 Sessioni disponibili online
📞 Tel. 327 463 5132

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Dal coaching sportivo all'academic coaching.
L'idea di "allenamento" ha oltrepassato i confini dello sport per entrare in domini come la musica, la medicina e l'apprendimento scolastico. Parlare di academic coaching significa considerare lo studio come un'attività che, al pari di una disciplina sportiva, richiede regolarità, strategie, feedback e motivazione. Il paragone non è retorico: se nello sport l'allenatore aiuta l'atleta a sviluppare forza, resistenza e tecnica, nell'accademia il coach accompagna lo studente nel potenziare concentrazione, strategie di memoria, gestione del tempo e resilienza emotiva. Comprendere analogie e differenze fra i due campi permette di chiarire i fondamenti del coaching accademico e di legittimarlo come pratica educativa basata su principi scientifici.
In entrambe le forme di coaching troviamo un nucleo comune. L'attenzione agli obiettivi è centrale: nello sport si pianifica una stagione agonistica, nello studio si pianifica un semestre o un ciclo di esami. Il feedback è costante e mirato: il coach sportivo corregge il gesto tecnico, quello accademico aiuta a calibrare strategie di apprendimento. L'autoregolazione è un obiettivo condiviso: l'atleta deve saper gestire energie e concentrazione durante la gara, lo studente deve organizzare tempo e risorse cognitive in vista della prova. Infine, il concetto di deliberate practice (Ericsson) accomuna i due domini: migliorare richiede attività intenzionali, mirate, con feedback immediato e zone di sfida calibrate.
Nonostante le affinità, i due campi divergono su punti cruciali. Nello sport la prestazione è osservabile, ripetibile e misurabile con indicatori chiari (tempi, punteggi, record). Nell'apprendimento, invece, la prestazione cognitiva è meno tangibile: la comprensione profonda o la capacità di trasferire concetti non sono immediatamente visibili e necessitano di strumenti di valutazione indiretti. Anche i tempi differiscono: nello sport i cicli di allenamento e competizione sono scanditi da stagioni, nello studio i ritmi sono spesso irregolari e legati a scadenze istituzionali. Infine, la motivazione presenta sfumature diverse: l'atleta è spinto da obiettivi competitivi e riconoscimenti pubblici, lo studente deve conciliare motivazioni intrinseche ed estrinseche in un contesto spesso percepito come individuale e solitario.
Diversi principi dello sport coaching trovano applicazione diretta nello studio. La periodizzazione dell'allenamento, ad esempio, può ispirare la strutturazione dello studio in cicli di esposizione, ripasso e verifica. Le routine pre-gara hanno un equivalente nelle routine pre-esame, utili per ridurre ansia e ottimizzare la concentrazione. Le tecniche di visualizzazione, comuni nello sport, possono essere adattate allo studio per rinforzare il richiamo mnestico e la fiducia. Anche l'analisi video degli atleti trova un parallelo nelle forme di auto-monitoraggio e riflessione metacognitiva degli studenti, che possono registrare e rivedere le proprie strategie di studio.
Pur prendendo spunto dallo sport, l'academic coaching sviluppa caratteristiche proprie. Mette in primo piano la dimensione metacognitiva, aiutando lo studente a riconoscere e regolare le proprie strategie, piuttosto che a eseguire un gesto tecnico. Integra dimensioni motivazionali ed emotive: gestione dell'ansia, costruzione della resilienza, mantenimento dell'autostima di fronte a fallimenti. Inoltre, opera in un contesto istituzionale in cui le valutazioni non sono "gare", ma processi di certificazione di competenze. Questo implica che l'academic coach debba bilanciare supporto individuale e attenzione alle norme accademiche, distinguendosi da figure terapeutiche o tutorali.
Le ricerche sull'academic coaching mostrano miglioramenti significativi in termini di rendimento, autoregolazione e benessere percepito degli studenti. Tuttavia, emergono sfide rilevanti. La prima riguarda la legittimazione istituzionale: l'academic coaching è spesso percepito come accessorio, anziché come parte integrante della didattica universitaria. La seconda è la necessità di formazione specifica dei coach, che devono padroneggiare competenze psicologiche ed educative senza sconfinare nella clinica. Infine, resta aperta la questione dell'equità: chi ha accesso a servizi di coaching personalizzato? E come garantire che non diventino un privilegio di pochi?
Se lo sport ha ispirato l'istruzione sul piano della disciplina e della metodologia, l'istruzione può restituire allo sport strumenti di riflessione metacognitiva. L'attenzione alla regolazione cognitiva, alla gestione delle emozioni e al monitoraggio delle strategie è utile anche per atleti che vogliano migliorare la dimensione mentale della prestazione. Si apre così un terreno di reciproco scambio, in cui coaching sportivo e accademico non sono mondi separati, ma pratiche convergenti di sviluppo della persona.