Da 0 a 10

Un programma di coaching per diventare il primo della classe

Giorno 7 – Piano personale di studio

Breve introduzione

Il coach spiega che un metodo funziona davvero solo se diventa abitudine. Dopo aver sperimentato memoria, lettura attiva, rielaborazione, concentrazione e simulazioni, ora il compito è costruire un piano settimanale personalizzato. Questo aiuta lo studente a non vivere lo studio come caos o emergenza continua, ma come un percorso ordinato che lascia anche spazio al tempo libero.

Esercizio 1 – Analisi della settimana scolastica

Lo studente prende l'orario scolastico e segna i giorni con più carico di compiti o verifiche. Individua i momenti migliori per studiare a casa e quelli da dedicare al ripasso leggero. Questo aiuta a distribuire le energie in modo intelligente.

Esercizio 2 – Distribuzione delle materie

Si prepara una tabella (o calendario settimanale) con blocchi di studio. Le materie difficili vanno collocate nei momenti della giornata in cui lo studente è più fresco, quelle più leggere nei momenti di minore energia. L'obiettivo è alternare materie diverse per mantenere alta la concentrazione.

Esercizio 3 – Inserire il ripasso spaziato

Lo studente programma ripassi a distanza: ad esempio, un argomento studiato il lunedì viene ripreso martedì (brevemente), poi giovedì e infine la settimana successiva. Questo sistema stabilizza la memoria a lungo termine.

Esercizio 4 – Obiettivi concreti

Lo studente definisce 2-3 obiettivi settimanali chiari, misurabili e realistici. Ad esempio: "Spiegare senza errori la fotosintesi in 5 minuti", "Risolvere correttamente tre esercizi di algebra", "Riuscire a fare un riassunto di una pagina di storia in 10 righe".

Riflessione finale

Lo studente guarda l'intero piano e prova a raccontarlo ad alta voce, come se fosse una "promessa" a sé stesso. Questo passaggio lo aiuta a visualizzare la settimana come una strada chiara e percorribile.

Attività creativa PSI

Il piano settimanale diventa una sceneggiatura teatrale. Ogni giorno della settimana è un personaggio che entra in scena e "parla" con lo studente. Ad esempio, il lunedì dice: "Io sono il giorno delle materie difficili, ma ti renderò più forte", il venerdì dice: "Io sono il giorno del ripasso leggero e ti preparo al weekend". Lo studente può interpretare tutti i ruoli, cambiando voce e gesti. Questo rende la pianificazione un gioco narrativo e dà motivazione emotiva al piano.


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La letteratura educativa e psicologica ha sempre riconosciuto il peso delle variabili cognitive nello studio, ma solo di recente ha iniziato a considerare in maniera sistematica la dimensione del benessere psicofisico. Studiare non è un atto puramente intellettuale: dipende dall'energia, dalla regolazione emotiva, dalla qualità delle relazioni e dall'equilibrio tra impegni accademici e vita personale. Parlare di metodo di studio senza includere il benessere rischia di ridurre l'apprendimento a un insieme di tecniche, trascurando i fattori che ne sostengono o ne compromettono l'efficacia.

Il sonno svolge un ruolo cruciale nel consolidamento della memoria e nella regolazione emotiva. Studi neuroscientifici dimostrano che la deprivazione di sonno compromette attenzione, memoria di lavoro e capacità di apprendimento a lungo termine. L'alimentazione influenza a sua volta il livello di energia e la stabilità cognitiva: diete squilibrate, ricche di zuccheri semplici, favoriscono cali di concentrazione e fatica mentale. L'attività fisica regolare, infine, non solo migliora la salute cardiovascolare, ma potenzia la neuroplasticità e riduce l'impatto dello stress. Un metodo di studio efficace, dunque, deve poggiare su basi fisiologiche solide.

L'università è un contesto ad alta pressione, in cui ansia da prestazione e stress cronico sono diffusi. A livello cognitivo, lo stress moderato può facilitare la concentrazione, ma quando diventa cronico attiva il sistema limbico in modo disfunzionale, riducendo la capacità di memoria e di flessibilità cognitiva. Le strategie di regolazione emotiva – mindfulness, tecniche di respirazione, auto-dialogo positivo – si rivelano utili per mantenere l'equilibrio. Il coaching accademico, in questa prospettiva, non si limita a insegnare tecniche di studio, ma sostiene lo studente nell'acquisizione di strumenti di autoregolazione emotiva.

Il benessere psicofisico non è solo individuale, ma anche relazionale. Studi sul supporto sociale mostrano che studenti con reti di sostegno (familiari, amici, pari) hanno livelli più alti di motivazione e resilienza. Le relazioni accademiche – con docenti e compagni di corso – influenzano a loro volta l'impegno e la fiducia nello studio. L'apprendimento collaborativo non è solo un dispositivo cognitivo, ma anche un fattore di benessere: condividere difficoltà e successi riduce la percezione di isolamento e rafforza l'autoefficacia.

Un approccio integrato al metodo di studio non può limitarsi a tecniche cognitive, ma deve includere pratiche di benessere quotidiano. Ciò significa: stabilire routine di sonno regolari, adottare pause attive che includano movimento, organizzare i pasti in funzione dei cicli di concentrazione, integrare pratiche di rilassamento nei momenti di studio intenso, coltivare relazioni di supporto. Questo modello olistico non sostituisce le strategie efficaci già validate (recupero, spaziatura, interleaving), ma ne potenzia l'efficacia creando le condizioni fisiologiche ed emotive necessarie perché possano funzionare.

La didattica universitaria può favorire l'integrazione tra benessere e apprendimento. Alcuni esempi includono: strutturare calendari che evitino concentrazioni eccessive di prove in tempi ristretti; introdurre momenti di sensibilizzazione su sonno e gestione dello stress; creare spazi per attività fisica e laboratori di mindfulness all'interno dei campus; promuovere culture accademiche che valorizzino il benessere come parte integrante del successo formativo. L'università non deve solo trasmettere conoscenze, ma anche insegnare a prendersi cura delle condizioni che rendono possibile apprendere.

Le future ricerche dovranno indagare l'impatto di interventi integrati – che uniscono insegnamento delle tecniche di studio e promozione del benessere – su rendimento, motivazione e salute mentale degli studenti. Sarà inoltre importante esplorare differenze culturali, di genere e di status socio-economico, che influenzano l'accesso a pratiche salutari. Infine, la crescente diffusione di tecnologie per il monitoraggio del benessere (wearables, app per il sonno e la mindfulness) apre nuove possibilità di ricerca ecologica, con dati raccolti nella quotidianità degli studenti.